Andar per funghi in Alta Val D’orba
- 7 Giugno 2020
- turismo in liguria
Nell’elencare le attività della valle non ci si poteva dimenticare sicuramente le passeggiate nei boschi alla ricerca dei funghi. Attività un tempo…
Read MoreLa caratteristica della valle più importante è di essere chiusa a sud dalla catena appenninica che, con la sua notevole altitudine (1000-1200 metri s.l.m.) fa si che questa zona dell’entroterra ligure sia collegata con difficoltà alla costa . Il resto della valle invece è a predominio dei boschi ad alto fusto, questa enorme foresta era detta anticamente la Selva dell’Orba e dal crinale appenninico (spartiacque) arrivava fino alla bassa valle, all’ovadese.
Per le sue caratteristiche morfologiche il bacino dell’Orba non si prestava ad una facile colonizzazione né in tempi preistorici, né in seguito. Però l’orientamento nord-sud della valle, in corrispondenza del più breve percorso possibile fra la pianura Padana (zona di Ovada-Alessandria) e il mar Ligure (Voltri-Arenzano), ha determinato la sua importanza come via di transito fra la pianura ed il mare fin dai tempi preistorici.
Fin dall’antichità il comprensorio ha registrato una presenza significativa. A partire dai reperti paletnologici (incisioni rupestri) che testimoniano come la valle fosse frequentate già in epoca preistorica da cacciatori e pastori, passando al ruolo sempre più importante che la zona assunse quale crocevia di importanti vie di commercio tra la costa e la pianura padana, con il notevole impulso fornito nel territorio della Valle dell’Orba dall’insediamento dei Monaci Cistercensi presso la Badia di Tiglieto (fondata nel 1120). A seguito di tale insediamento nell’Alta Valle dell’Orba inizia un vasto programma di trasformazione della Selva, sia nella zona pianeggiante con la coltura del frumento e della vite ma anche nella zona montana, ampliando l’areale del castagneto domestico e della pastorizia. Una silvicoltura di ampio respiro che segna il passaggio dalla civiltà della pietra alla civiltà del legno e del castagno. I fianchi delle montagne bene esposte al sole vengono terrazzati con muretti di pietra a secco, gli stessi che ancora si trovano all’interno dei castagneti da frutto. Nei castagneti più grandi il seccatoio, il tipico “abergu”. Più tardi la foresta viene intaccata dalla nascita numerosa delle Ferriere, che sfruttano l’energia idraulica delle sue acque torrentizie e l’alto potere calorifico dei faggi e delle roveri secolari. Gli antiche sentieri del Sale si fanno ora sentieri del Ferro per le carovane di muli che, carichi del minerale ferroso, giunto dall’isola d’Elba, salgono da Voltri al crinale per raggiungere le Ferriere della nostra Valle.E nei pressi delle Ferriere nascono i nuclei abitati.
Nella zona è possibile trovare testimonianze di questa storia. Di seguito andiamo a fornire qualche informazioni di alcuni luoghi significativi:
Si tratta di segni che risalgono al periodo neolitico e precristiano, scavati nella roccia con strumenti appuntiti di vario genere, come una punta di roccia più dura a forma di scalpello, utilizzando una tecnica di picchiettatura, o una punta metallica, o usando una tecnica di raschiatura a graffio, da cui il nome graffito.
Le figure sono formate in alcuni casi, da una fitta concentrazione di buchi, dette coppelle; si pensa potessero essere ricoperte di sostanze coloranti, in alcuni casi servivano per veicolare il sangue di animali sacrificati, durante riti animistici. Ad essa sono associate talvolta figure a forma di croce che simboleggiavano la forma umana, forme stellate o vulvari e forme a “phi” ɸ.
L’interpretazione di queste figure è discussa e varia da quella magico-simbolica, legata a riti religiosi di tipo sciamanico, a quella di figure fatte prevalentemente per passatempo da pastori fermi a guardia di greggi che pascolavano nei dintorni o che si abbeveravano.
Le incisioni sono diffuse in tutto il Parco del Beigua che a tal proposito ha promosso studi e ricerche con relative pubblicazioni. Di seguito, per chi vuole approfondire, il link ad un libro in cui viene riporatata una mappa delle incisioni presenti
Libro incisioni a cura Parco del Beigua
Il Parco organizza delle escursioni alla scoperta di tali incisione oppure è possibile farsi accompagnare da guide locali (per informazioni contattare l’Associazione Alta Valle Orba)
Pace e serenità. Queste sono le sensazioni che si provano arrivando nella verde piana di Tiglieto e abbracciando con lo sguardo il panorama bucolico che fa da cornice al complesso dell’Abbazia.
Fondata nel 1120, l’abbazia di Santa Maria e Santa Croce di Tiglieto fu il primo monastero cistercense co-struito in Italia e al di fuori del territorio francese. Il complesso di impianto romanico è costituito dalla chiesa, dal convento e dal refettorio sui tre lati del chiostro, delimitato sul quarto lato dagli spazi destinati aduso agricolo. In pieno Medioevo, all’arrivo dei primi monaci da Cîteaux, la piana di Tiglieto era disabitata, circondata da fitti boschi, isolata dalle montagne retrostanti e resa paludosa dalla vicinanza del fiume Orba.
In epoca medievale il ruolo dei “frati di Cîteaux” fu determinante per lo sviluppo culturale ed economico del territorio e le tracce della loro attività sono ancora visibili nei terreni della piana. L’ordine religioso, che aveva nelle sue regole la solitudine, la povertà, la preghiera e la meditazione affiancati al lavoro manuale, doveva essere totalmente autosufficiente.
La piana e le zone limitrofe divennero così estremamente produttive: boschi di castagni che fornivano legna, frutti e farina, numerose greggi e animali da cortile, l’apicoltura e coltivazioni agricole rappresentavano una parte dell’attività contadina promossa dalla presenza dei monaci, che grazie alle loro capacità tecniche, riuscirono anche a coinvolgere la comunità negli interventi di bonifica delle aree paludose. Il territorio ancora oggi conserva tracce dell’operosità dei monaci: dai resti di antichi mulini lungo il corso dell’Orba alle fornaci utilizzate per cuocere i mattoni utilizzati per ampliare il complesso con il crescere della comunità.
Punto di riferimento religioso per la comunità cristiana, la Badia giocò spesso un ruolo importante anche negli equilibri politici e nelle contese tra papato e famiglie nobiliari e non sempre la serenità trasmessa dai luoghi corrispose ad una tranquilla quotidianità: il complesso monastico fu oggetto di aggressioni, ruberie e violenze che turbarono la comunità. Alla fine del 1200 inizia il lento, ma progressivo, declino del monastero: il numero dei monaci si riduce e i possedimenti dell’Abbazia iniziano ad essere ceduti. Ormai disabitata, nella seconda metà del 1600 la Badia con tutte le sue dipendenze entra a far parte del patrimonio della famiglia Raggi, che ancora oggi ne cura la gestione.
Recentemente il complesso è stato oggetto di una serie di interventi di restauro, il più recente dei quali ha interessato il chiostro, riportando all’antico splendore questo patrimonio di architettura romanica.
Per ulteriori dettagli storici ed architettonici rimandiamo ai seguenti due link:
Dettaglio by cistercensi.info
Dettaglio by culturainliguria
Il ponte romanico sull’Orba, ancora in opera se pur rimaneggiato, è di grande importanza storico-artistica e punto nodale nella percezione visiva dell’intera piana di Badia . E’ costituito da quattro arcate alle quali sulla sinistra fu aggiunta, probabilmente dai Raggi, un’apertura ad arco a tutto sesto per far passare una condotta.
Il fornice centrale del ponte risulta di ampiezza maggiore dei due laterali, rispettivamente digradanti. la muratura è costituita da un caotico assemblaggio di pietre dell’Orba, per lo più sommariamente sbozzate e presenti, in particolare, nel parapetto. E’ assai arduo, data l’eterogeneità dei materiali utilizzati e degli interventi succedutisi nel tempo, rintracciare e datare le parti più antiche del ponte. Alcune zone della muratura denunciano la loro appartenenza al periodo medievale. Si ipotizza che quando i monaci ampliarono il monastero alla fine del XII secolo o al massimo nei primi anni del XIII secolo abbiamo costruito il ponte. Potrebbe esserci già stato un altro ponte in quella posizione, comunque nessuna datazione è certa perchè non c’è documentazione al riguardo. Di certo, a causa delle numerose piene del fiume Orba, fu periodicamente ristrutturato dalla famiglia Raggi. Senz’altro il ponte subì numerosi danni nel corso dei secoli: sia per i ripetuti passaggi delle truppe sia, soprattutto, inseguito alle piene del fiume.
Lo storico nucleo di case di Gattazzè sorse agli inizi del Settecento per volontà dei Marchesi Raggi, proprietari dell’Abbazia di Tiglieto e dei suoi possedimenti. Venne edificato in posizione strategica lungo un’importante via del sale, del ferro e del legno (Itinerario Tiglieto Bric del Dente). Oggi si trova in uno stato di totale abbandono e di estrema rovina: il bosco è avanzato inesorabile e ha invaso i prati che circondavano le case ed il Palazzo di Caccia dei Raggi (andato a fuoco nel 1968). Quello che resiste ancora è la Cappella. E’ stata liberata dal bosco che l’avvolgeva ma avrebbe bisogno di un restauro che al momento non trova finanziamenti. La sua struttura è circolare in pietra, la copertura conica, ricoperta di lastre di pietra, chiusa da una roccia arrotondata con una croce sopra, attualmente non presente ma conservata in attesa del restauro . Una costruzione che evidenzia un alto livello tecnico, sembra, infatti, richiamare le maestranze antelamiche; le principali protagoniste dell’architettura medioevale a Genova, in stretto contatto con i costruttori Cistercensi.
Per approfondimenti segnaliamo il seguente link:
http://www.comune.urbe.sv.it/c009063/files/gattaze.pdf
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